#11 Riflessi_oni
Scrivere con la Luce
Oltre a sancire il significato di lasciare un’impronta di memoria — scattando una fotografia, come ci suggerisce l’etimologia stessa della parola — fotografare è anche un modo per riprendersi il tempo lento, spesso sottratto dalla corsa quotidiana in cui tutti siamo immersi.
Osservare. Guardare davvero. Entrare nel dettaglio. È un atto di presenza. È entrare in affinità profonda con ciò che stai vivendo, dentro e fuori di te.
Giocare con la natura è un esercizio d’arte che stimola le endorfine del benessere, ricaricando quel corpo-energia che siamo e che ha costante bisogno di nutrimento.
Il connubio tra natura e arte è sempre più radicato in me. È la mia bussola. È il mio modo per cercare una nuova via, una nuova me.
Non è a fuoco, ma è il ricordo di ciò che ho provato nel scattare.
Cambiamo, evolviamo, cresciamo in ogni fase della vita. E continuare ad emozionarsi davanti alle semplici creazioni della natura è, per me, segno di quella salvaguardia preziosa del nostro essere più autentico.
Piccoli fiorellini quasi impercettibili che racchiudono colori emozionanti
L’esercizio che mi accompagna in questo periodo:
Passeggiare all’aria aperta almeno una volta a settimana
Lasciare il cellulare nello zaino, senza cedere all’impulso di scattare a ogni passo
Osservare ciò che mi circonda, lasciando che siano i dettagli a parlarmi
Inspirare ad ogni passo e provare a lasciare andare il peso della settimana
Portare con me una macchina fotografica: dopo aver osservato, sento il bisogno di imprimere, di fissare quell’emozione
Scegliere tra ciò che ho visto e sentito: riconoscere cosa mi ha davvero colmato
Scrivere e riguardare le foto: un modo per discernere, per allenare lo sguardo e la consapevolezza
L’azione è ciò che ci fa evolvere. La consapevolezza ci sostiene.
E l’arte, per me, è il mezzo per riflettere, sentire, abitare meglio le circostanze della vita.
È semplicità. È chiarezza.
Ho ascoltato un’intervista a Gae Aulenti, una donna che ha fatto della propria vita un capolavoro. Diceva che a volte si sentiva come una locomotiva piena di vapore, pronta a esplodere. E allora partiva, viaggiava lontano per liberare quel vapore interiore.
Ognuno ha i suoi modi. Per me, è l’azione che attiva. E il mezzo con cui facciamo uscire quel “vapore” dice molto di chi siamo.
Io ci provo attraverso l’arte. E ultimamente, attraverso la natura.
Certo, sogno anche altri viaggi, verso mondi lontani. Ma so che ogni volta che ho unito il viaggio alla scoperta dell’arte — una mostra, un’installazione, un’architettura — il mio mondo si è espanso a tal punto da rendere impossibile tornare indietro.
Ciò che ami tornerà sempre a darti la benzina giusta per continuare il cammino.
W l’arte, sempre.
E tu, qual è il tuo modo per far uscire quel “vapore”?
Ti sei mai chiesto quale mezzo ti rappresenta davvero?
Avevi riconosciuto il dettaglio nella copertina della mia #11 Riflessione?